Chi impasta, chi «tromba la pasta» (e il verbo a Bari non ha trova sinonimi meno osceni), chi prepara la farcia affettando a cubetti mozzarelle e pomodori pelati, chi attende la lievitazione e freme per sentire lo sfrigolìo dell’olio sul fornello, chi apparecchia e – ancora – chi chiude il panzerotto bagnandone il bordo e lo immerge nella padella e chi – finalmente! – lo serve. Tutti intorno a una grande tavolata, anziani e famigliari insieme per celebrare la Giornata internazionale della famiglia. E non c’è niente di meglio di una tavola imbandita per far festa, meglio se con un prodotto tipico della nostra cucina come il panzerotto.
Istituita nel 1994 dalla Assemblea generale delle Nazioni unite, nella Piccola Casa Beata Chiara la Giornata della famiglia è stata l’occasione per aprire le porte a figli, fratelli, mogli e mariti e mettere tutti a far qualcosa, perché «in famiglia è così, c’è chi fa una cosa e chi l’altra», poi c’è anche chi arriva giusto in tempo per mettersi a tavola e addentare, ma va bene, «la famiglia è bella forse anche per questo».
L’Onu considera la famiglia come il «fondamentale gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini». Per l’équipe del centro diurno Alzheimer di Bari è il fulcro di attenzioni e premure: non soltanto l’anziano, le attività di stimolazione cognitiva e motoria per conservare il più possibile quelle risorse di cui la malattia vuol privarlo, ma anche il coniuge, i figli, chi nella famiglia ha più o meno consapevolmente assunto su di sé il compito di accompagnare il proprio caro nella gestione di questa vita nuova, più complessa forse, ma non meno ricca di dignità. Basta chiacchiere, ora si mangia.
P.S. L’odore della frittura ha invaso tutta la nostra villa, ma anche questa è festa di famiglia. O no?